Cinque terre

Natura in Liguria, fiumi valli e laghi

In Liguria, il territorio boschivo è il più vasto delle regioni d’Italia con il 69%. Tuttavia, l’intervento dell’uomo ha modificato l’ambiente, altrimenti le colline fino a 400 metri sarebbero interamente coperte di macchia mediterranea e rovere, così come le cime alpine avrebbero abeti rossi e larici con pietraie e licheni. La macchia è stata ridotta per fare spazio al pino marittimo, quello da pinoli e l’olivo. Importante, inoltre, per l’alimentazione e l’economia di queste zone è da secoli il castagno.

Lago delle LameInfine, per rendere possibile la coltivazione di vite ed agrumi, l’uomo ha creato le fasce, costruite in orizzontale rispetto alla morfologia verticale della regione.

Il turismo del XIX secolo, poi, ha spinto a introdurre nuove specie botaniche tropicali ed esotiche che verso Sanremo e Ventimiglia si sono acclimatate molto bene e di cui un tipico esempio sono le palme. Un contributo a questo processo d’internazionalizzazione della flora ligure si deve ai genitori dello scrittore Italo Calvino, importanti botanici nel XX secolo.

Le vaste foreste della Liguria coprono circa 6.900 ettari di territorio e sono: a levante, le faggete di monte Gottero e monte Zatta nella val di Vara, nel Parco dell’Aveto le foreste del Monte Penna e delle Lame; sopra Arenzano, vicina al mare vi è la foresta del Lerone e tra Savona e il fiume Bormida, il Bosco di Savona. Ci sono poi le aree tutelate come le foreste di Tiglieto, delle Deiva e di Cadibona, in val Bormida la faggeta del Melogno e la foresta Barbottina, infine l’abetina di Gouta e le foreste di Gerbonte e monte Ceppo nelle montagne di Triora.

Le aree tutelate in Liguria sono ben l’11% della regione: ci sono il Parco nazionale delle Cinque Terre, sotto l’egida dell’Unesco, nove parchi regionali, quattro riserve naturali, due riserve marine e sei aree protette. La regione ha proposto ben 125 siti di importanza comunitaria e 7 zone di protezione speciale. Non sono, però, zone che non si possono visitare, anzi, la volontà è proprio quella di far avvicinare il turista alla natura con un occhio più attento e rispettoso.

I fiumi della Liguria

In Liguria vi sono vari corsi d’acqua ma i fiumi più lunghi sono ai confini della regione: a ponente, il Roia, quasi interamente francese, di 58 km e a levante il Magra di 62 km, quasi tutto toscano. Vi è poi il Centa formato dal tratto terminale di quattro torrenti nella piana alluvionale di Albenga e l’Entella, anch’esso formato dall’unione di tre torrenti che sfociano insieme.

Le valli

Le valli sono quasi interamente in direzione da Nord a Sud tranne la Valle Arroscia a ponente e le valli Fontanabuona e Val di Vara a levante, che scendono parallele alla costa da ovest ad est. Sono ampie le valli del versante padano in senso sud – nord, tranne la val Bormida che procede verso sudovest-nordest, percorsa da corsi d’acqua che più oltre formano fiumi come il Tanaro e lo Scrivia.

Laghi della Liguria

Laghi del GorzenteEsistono dei laghi artificiali in Liguria, creati a scopo idroelettrico o come riserve d’acqua potabile. Vicino Imperia, nell’alta val Nervia, si trova il lago Tenarda, il lago Osiglia è vicino Savona nella val Bormida di Millesimo; sopra Genova, i laghi del Gorzente e di val di Noci, in val Trebbia il lago del Brugneto ed infine sopra Chiavari, nella valle Sturla, il lago di Giacopiane.

La geologia della Liguria

La Alpi Liguri presentano una quantità notevole di fenomeni carsici essendo in generale rocce calcaree e, nella profonda preistoria, vi si formarono le prime grotte abitate della regione. Nei pressi di Savona dai calcari del Finalese si passa a rocce di origine magmatica e metamorfica che si risolvono nel massiccio del Beigua e nel Gruppo di Voltri.

Fra Genova e Lavagna si trovano i calcari dell’Antola e i grandi banchi d’ardesia della Fontanabuona. L’Appennino dietro Sestri Levante era ricco, dalla preistoria fino a poco tempo fa, di manganese, rame ed oro, e possiede ancora oggi molti minerali di interesse scientifico. Le colline fra Levanto e La Spezia, poi, danno marmo verde, rosso e un marmo nero con venature dorate e bianche detto portoro e conosciuto dai tempi dei romani.